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mattino

L'ammiraglio de Courten si recò a Palazzo Vidoni con l’ammiraglio Franco Maugeri, per gli accordi relativi alla “Missione Ibis”; da parte del generale Ambrosio ebbe conferma dell’intendimento del Re di trasferirsi alla Maddalena con la Famiglia Reale e con i capi militari, come sopra detto.

De Courten dispose quindi che a partire dall’alba del 9 settembre le seguenti unità navali si tenessero pronte a muovere:

  • i cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi e Antonio Da Noli - che dipendevano dal Comando delle Forze Navali da Battaglia (d’ora in poi CC.FF.NN.BB.) - da Civitavecchia. Supermarina dette perciò al CC.FF.NN.BB. le disposizioni operative relative a tale missione;

  • le corvette Gru e Pellicano da Gaeta;

  • due motoscafi veloci da Fiumicino (foce del Tevere).

 

ore 12.00

Venne consegnato all’ammiraglio de Courten, al Ministero della Marina, il Promemoria n. 1 del Comando Supremo. L’ammiraglio de Courten fece copia dell’originale in quanto tale documento doveva essere restituito subito al latore.

Data l’importanza e la delicatezza degli argomenti, l’ammiraglio de Courten convocò al Ministero della Marina, per il pomeriggio del giorno seguente, 7 settembre, gli ammiragli Comandanti in Capo e Comandanti autonomi posti alle dipendenze dello Stato Maggiore della Marina.

Nelle prime ore del pomeriggio l’ammiraglio de Courten si recò al Comando Supremo e confermò al generale Ambrosio l’avvenuta ricezione del Promemoria n. 1, assicurando che per il giorno successivo era prevista una riunione al ministero degli Alti Comandi dipendenti dalla Regia Marina. A questo punto del colloquio il generale Ambrosio consegnò all’ammiraglio de Courten “una copia, non autentica, di un promemoria scritto in lingua inglese dal titolo Istruzioni per il movimento delle navi da guerra e mercantili italiane a firma del commodoro Dick. Il promemoria, datato 4 settembre, appariva compilato d’ordine del generale Eisenhower.

L’ammiraglio de Courten dette una rapida scorsa al documento e rimase colpito dalle sue clausole che prevedevano, tra l’altro, la dislocazione delle unità da guerra in determinati porti, le rotte da seguire, le armi disposte per chiglia

“salvo per l’impiego delle armi contraeree che potevano aprire il fuoco solo in caso di evidente atteggiamento ostile da parte dei velivoli; la eventuale possibilità di misure di disarmo che potevano essere ordinate dalle Autorità navali alleate per motivi di sicurezza”.

 

L’ammiraglio de Courten ebbe la netta sensazione che :

“Le trattative per l’armistizio erano dunque già così avanzate da consentire la formulazione di istruzioni per i movimenti della flotta verso le basi anglo-americane, prevedendo persino misure di disarmo?”.

Rilevò inoltre che mentre per tutte le navi militari erano previsti i porti di destinazione, per le FF.NN.BB. veniva invece disposto che dovessero recarsi a Bona, dove dovevano giungere nelle ore diurne, e al loro arrivo avrebbero ricevuto ulteriori istruzioni. Tale diverso trattamento era assolutamente inaccettabile per de Courten. Egli quindi manifestò in termini vivacissimi al generale Ambrosio il suo profondo malcontento in quanto problemi di tale importanza materiale e morale per la Marina fossero stati esaminati senza averlo preventivamente consultato. Deplorò in particolare le  “norme nei riguardi della dislocazione della parte più importante della Flotta e del trattamento al quale essa aveva diritto”.

Il generale Ambrosio fece presente che alcune norme delle istruzioni Dick potevano considerarsi superate,

“poiché era stato proposto agli Anglo-Americani che tutta la Flotta si concentrasse alla Maddalena ed egli riteneva per certo che non sarebbero state sollevate obiezioni all’accoglimento di questa richiesta”.

L’ammiraglio de Courten, malgrado queste assicurazioni, replicò che avrebbe esaminato in dettaglio il documento e che avrebbe espresso, per iscritto, le sue decisioni. Egli infatti, non essendo a conoscenza del fatto che l’Armistizio era già stato firmato il 3 settembre, riteneva che le “Istruzioni Dick” facessero parte di uno dei documenti da esaminare nel corso delle trattative, e che fosse pertanto negoziabile.

Rientrato quindi a Santa Rosa - sede protetta operativa dello Stato Maggiore e della stazione radio - esaminò la situazione con l’ammiraglio Sansonetti e vennero compilati due promemoria per illustrare al Comando Supremo la posizione.

 

Conseguentemente Supermarina prese contatto con il Comando Supremo ed ottenne l’autorizzazione a mettere in atto il piano di difesa già predisposto:

  • immediata dislocazione dei ventidue sommergibili pronti nelle zone di agguato prestabilite

  • stato di allarme per le Flottiglie MAS.

 

L’ottenimento di tale autorizzazione faceva altresì presumere che le conclusioni di trattative per l’Armistizio fossero ancora in corso di definizione. Infatti l’ammiraglio de Courten così scrive:

“Questa ipotesi fu confermata dall’ordine impartito dal Comando Supremo, alle 12.45 del giorno successivo, di “mettere in vigore tutte le misure preventive per il caso di sbarco nemico sulle coste dell’Italia centro-meridionale”.

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