I vostri contributi
Sono qui elencati i contributi che avete voluto inviarci. Riguardano foto e documenti dei sopravvissuti e degli scomparsi, di oggetti e ricordi che i loro familiari ancora custodiscono con devozione e che hanno voluto condividerli con noi.
Vogliamo qui ringraziare tutti coloro che hanno voluto contribuire a questa raccolta e tutti coloro che vorranno ulterirormente allargarla
Archivio fotografico di Magda Moschitz
La Signora Magda Moschitz ha voluto fornirci le foto qui pubblicate in ricordo di suo nonno.
La famiglia, pur ringraziandoci del nostro sforzo, rimane in possesso di un diario che non ha ritenuto di voler pubblicare sul nostro sito. Rispettiamo con tutta la nostra comprensione tale decisione.
Archivio fotografico di Franco Nenz
Franco Nenz, di Belluno, è figlio del sottufficiale radiogoniometrista Giuseppe Nenz, caduto sul Roma e sepolto a Mahon.
Ha voluto fornirci una serie di fotografie della vita del padre, che lo ritraggono in Cina, Africa ed altre località di cui purtroppo sono andate perse le informazioni.
Con gratitudine, pubblichiamo le fotografie ricevute, a ricordo di Giuseppe Nenz.
Archivio fotografico di Italo Tufano
Italo Tufano, di Giugliano in Campania, è figlio del sottufficiale elettricista Raffaele Tufano, disperso sul Roma.
Oltre ai documenti e alle onorificenze, Italo ha voluto fornirci una serie di fotografie della vita del padre, che lo ritraggono a Taranto, Bengasi ed altre località di cui purtroppo sono andate perse le informazioni.
Con gratitudine, pubblichiamo le fotografie ricevute, a ricordo di Raffaele Tufano.
Archivio fotografico di Cesare Bruno Soncin
Il Sig. Cesare Bruno Soncin è nipote del cannoniere Bruno Socin, disperso in mare il 9 settembre. Vive in Argentina, ma ha avuto modo di visitare il nostro sito ed ha voluto fornirci alcune fotografie dello zio di cui conosce la fine attraverso i racconti del padre, distaccato in Africa ed internato in Kenya dal '40 al '47. Le fotografie pubblicate pervengono dai ricordi di sua madre cui va il nostro pensiero
Archivio fotografico Gentili
La Famiglia Gentili ha gentilmente messo a disposizione l'archivio personale del superstite della R.N. Roma Evaldo Gentili, scomparso nel 2005. Il libretto personale contiene l'elenco dei capi di vestiario e gli effetti personali consegnati dalle autorità spagnole agli internati durante il periodo trascorso a Caldas de Malavella, compreso il materiale consegnato dalle autorità consolari italiane. Il documento è firmato dal T.V. Antonio Leboffe, anch'egli superstite della R.N. Roma. Si tratta di preziosi dettagli storici finora mai potuti conoscere con precisione.
Archivio Vacca Torelli
L'ammiraglio Marcello Vacca Torelli è stato fra i più caldi sostenitori dell'Associazione. Il suo contributo è stato fondamentale storicamente e moralmente. Non fu un grande fotografo e, come tanti superstiti, parlava con difficoltà del Roma: ma ne parlava.
Qui di seguito alcune delle poche fotografie legate ai suoi ricordi del Roma e dei suoi compagni di corso
Archivio Francesca Saracchi
Francesca è la nipote del sopravvissuto Armando Saracchi e di Flavio Piccini, fratello di sua nonna. Qui le foto di Armando, classe 1923, nato a carrara (MS), elettricista. Armando fu soccorso dall'Attilio Regolo dopo molte ore in mare. Armando era amico di Dante Bartoli superstite della Roma, che lo ricordava così:
Per uscire dal boccaporto del ponte corazzato, che era 38 centimetri di spessore e 36 di larghezza, tutto d’acciaio, siamo passati in due, io e uno di Ventimiglia. E siamo sbucati fuori e lì sul ponte tutti scappavano e quando ci siamo trovati a poppa ho trovato subito un amico, Saracchi. Era un ragazzo in gamba davvero, era un fenomeno. [Bartoli racconta un precedente episodio di eroismo in cui questo Armando Saracchi si era gettato in mare con tanto di cappotto per salvare un compagno, nda] Questo ragazzo, questo Saracchi, era bestiale, era un ragazzo che era da ammirare. Lui era fatto così. E infatti lo trovo a poppa e dice: ‘Dante dove ce l’hai il salvagente?’. Dico: ‘Non ce l’ho, sarà rimasto giù, non lo so’. E allora lui è andato subito via ed è tornato con un salvagente: ‘Mettitelo subito’.
Flavio Piccini, imbarcato sul Regolo, morì cercando di rientrare in Italia su un peschereccio. Anche lui era a Mahon con Armando. Armando Saracchi sposò la sorella di Flavio Piccini: Anna. Flavio e Armando si conobbero sulla nave. Flavio aveva delle foto della sorella che mostrò agli altri e non ad Armando il quale, incuriosito, una volta rientrato a la Spezia, durante una licenza andò dalla famiglia del Piccini e con la scusa di portare i saluti la conobbe e se ne innamorò.
Archivio D'Ippolito
Archivio De Marchi
Mario De Marchi é nato a Candiana (Padova) -1920-. Nel 1938-39 fa i corsi di Meccanica nell'Accademia Navale di Venezia. In marzo del 1940 imbarca sulla nave "Trento" fino al novembre di 1941, quando é trasferito alla nave Roma. Dopo l'affondamento, é salvato dalla torpediniera "Pegaso", che insieme con l'"Impetuoso" e l'"Orsa" é andata a Maiorca, dove autoaffondata nella baia di Pollença. I marinai sono stati alloggiati a una base aerea di Pollença. Il 24 settembre i superstiti della Roma sono portati alla Base Navale del Porto di Sóller. L'equipaggio dell'Impetuoso internato ad Andratx, e quello del Pegaso all'aerodromo di Son San Joan.
L'8 gennaio del 1944 gli internati della Roma, Pegaso ed Impetuoso a Maiorca sono portati sulla nave "Tariffe" a Mahón (Minorca), dove imbarcano nella stessa i naufragi della Roma internati lì. Il 9 gennaio la "Tariffe" salpa di Mahón verso Barcellona, da dove tutti i marinai sono trasportati in treno a Caldes di Malavella, dove Mario é alloggiato al Gran Balneari Prats. Nel mese di luglio gli internati a Caldes di Malavella sono trasportati in treno ad Algeciras. Il 12 luglio sono rimpatriati a Taranto nella nave Duca D'Aosta. Mario é trasferito alla nave Cesare fino al 6 di settembre, dopo alla nave Libra fino al 6 dicembre di 1945, e dopo alla torpediniera Fabrizi fino al 30 aprile di 1946, quando é finalmente congedato. Nel 1963 ritornò a Maiorca, dove si é stabilito fino alla morte nel 1980.
Il figlio, Bruno De Marchi, ha voluto fornirci alcune immagini in ricordo di suo padre.
Contributo di Michele Rubini
Michele Rubini ci ha inviato questa corrispondenza relativa al Marinaio Mazzola Mauro Giuseppe, fuochista sulla RN ROMA e perito il 9 settembre 1943.
La corrispondenza è tra lui è il marinaio Lemma Salvatore suo commilitone e paesano di Barletta. Dopo l'addestramento i due amici si separavano e il Lemma veniva Imbarcato sulla RN Vittorio Veneto e poi sulla Duilio dove terminò la guerra incolume. Il Mazzola invece fu inviato prima al Deposito di La Spezia e poi per un periodo a Trieste. L'8 febbraio 1942 annuncia di essere imbarcato sulla RN ROMA. L'ultima sua cartolina e del luglio 1943. C'è una cartolina del novembre 1943 della Madre del Mazzola che chiedeva notizie del figlio e la conferma della separazione dal Lemma allora di stanza a Taranto.
Con un colpo di fortuna Rubini ha rintracciato la figlia che gli ha raccontato che il padre non era a conoscenza che sua madre fosse incinta essendosi sposata a luglio di quell'anno. Rubini ha provveduto ad inviare copia delle cartoline alla figlia Sig.ra Maria Grazia Mazzola residente a Barletta. Lei stessa lo ha autorizzato ad inviarci queste cartoline per esporle sul nostro sito al fine di mantenere viva la memoria del padre
Contributo famiglia Puggioni
Contributo famiglia Acampora
Contributo famiglia Del Cima
L'ultima lettera del CV Adone Del Cima
Una copia di questa struggente lettera ci è stata consegnata dal nipote del Comandante Del Cima. Venne indirizzata dal Comandante del Roma a sua madre, il giorno prima di scomparire con la sua nave. E' piena di tristi presentimenti.
Mia mamma adorata,
se giungendovi questo mio scritto qualche cosa mi fosse accaduto, pensate che il mio ultimo pensiero è stato per la mia Patria e per voi che ho adorato più di me stesso.
La storia giudicherà gli avvenimenti e comprenderà la nostra sorte. Baciatemi tutti voi in particolare Romana e Violetta che tanto ho in mente.
Con la mia Marina cui tutte le energie ho donato. Alle care sorelle ed a voi lascio quel poco che posseggo sotto la guida cari Tonino e Gino
Perdonatemi e beneditemi
Vi abbraccio e bacio con infinita dolcezza
Adone
Contributo famiglia Catalano Gonzaga
Contributo di Guido Bellocci
Il sig. Guido Bellocci di Firenze, superstite del naufragio, mostra la sua piastrina di riconoscimento e la chiave del suo armadietto personale a bordo della Corazzata Roma
Contributo di Alessandro Fossatelli
Con commozione pubblichiamo la lettera che il sottocapo Arnaldo Fossatelli inviò da Nave Roma ai suoi familiari il 6 settembre 1943. Arnaldo Fossatelli è scomparso in mare nell'affondamento e suo nipote Alessandro, di cui pubblichiamo la mail ricevuta e la copia della lettera dello zio, richiede se qualcuno abbia notizie sulla fine del suo congiunto.
"Mio Zio Arnaldo Fossatelli che risulta disperso in mare e che, il 6/9/1943, scrisse da bordo questa lettera alla propria famiglia. Mio padre ha 83 anni e credo che sapere come é morto, dove si trovava al momento del terribile impatto, potrebbe alleviare le sue pene per un fratello così brutalmente scomparso.
La ringrazio e saluto cordialmente.
Alessandro Fossatell
Italo Pizzo
Il libro di grammatica italiano-spagolo acquistato a Caldas de Malavella durante il periodo invernale del 1944, appartenuto al superstite Italo Pizzo. Notare gli angoli delle pagine tagliate per confezionare sigarette. Oggi è custodito presso il Museo Navale d'Imperia.
Paolo Trigilio
Modello in scala (circa) 1:350 della Nave Roma realizzato a bordo della Corazzata stessa dal 2° capo cannoniere armarolo Paolo Trigilio, disperso nel naufragio. Custodito nel Museo Navale d'Imperia, è un pezzo eccezionale: si tratta probabilmente di uno dei pochissimi "pezzi" della Roma esistenti, realizzato nelle officine della nave con il metallo di bordo.
Ciro Orefice
In queste immagini, il comunicato che la Famiglia Orefice ricevette dal Ministero della Marina del Regno del Sud, tramite il quale vennero informati della buona salute del figlio internato a Mahon ed il diario che Ciro tenne in Spagna
Per gentile concessione della famiglia Orefice, Genova
Il foglio della licenza di Eugenio Pons
Il foglio della licenza speciale di giorni 10, dal 31 agosto al 11 settembre 1943 firmata a bordo della Corazzata Roma, intestata al Marinaio Scelto Pons Eugenio, Radio Telegrafista Radarista avente come posto di combattimento la centrale R.T. nel torrione comando. Con ogni probabilità questo foglio fu per lui il passaporto per la salvezza al naufragio della Nave, perchè il 9 settembre '43 si trovava in licenza a Torino!
Familiari di Luigi Rancati
Mio zio Luigi Rancati era cannoniere a bordo del Roma, il giorno dell'affondamento ebbe la fortuna di salvarsi.
Purtroppo mio zio è ritornato a bordo del Roma nel 1977, la mia speranza è che qualcuno possa riconoscerlo, in modo da indicarmi esattamente il suo posto di combattimento.
Piermario Zoppi: piermario.zoppi@libero.it
Salvatore Ipri
La Sig.ra Raffaella Sirabella ha voluto gentilmente inviarci questa tenera lettera del marò Salvatore Ipri, che risulta fra i dispersi nell'affondamento.
La Sig.ra Sirabella, sua pronipote, è alla ricerca di informazioni su Salvatore e dove fosse al momento dell'affondamento: può essere contatta all'indirizzo luckydream@alice.it
Antonio Vincis
Su cortese concessione di Giovanni Antonio Vincis, nipote dell'omonimo caduto
Giovanni Vittani
Il sig. Giovanni Vittani, superstite della Nave Roma con la valigetta in legno, costruita alla Base Sommergibili di Taranto, con cui fece il viaggio di ritorno a casa insieme al suo compagno Italo Pizzo. Custodita nel Museo Navale d'Imperia.
Renato Gabelli
Il Sergente Pilota Gabelli Renato, decorato della medaglia di bronzo al V.M., originario di Sambuci (RM), nato il 25.02.1921, imbarcato sulla Nave Roma, è scomparso il 9 settembre 1943. Il nipote che porta lo stesso nome, ha voluto fornirci la documentazione inerente la scomparsa del parente.
Angelo Zavattoni
Orologio che il Sig. Zavattoni aveva al polso al momento dell'abbandono della Nave.
Nonostante i danni alla meccanica e al quadrante, ancora visibili, l'orologio fu riparato dallo stesso
Angelo ed è tuttora perfettamente funzionante!
Antonio Del Giudice
Il Sig. Luigi Cappuccio ha avuto la cortesia di inviarci alcuni documenti riguardanti suo zio Antonio Del Giudice, nato a Pozzuoli nel 1922, Furiere Fotografo della Regia Marina, imbarcato sulla Corazzata Roma e dichiarato disperso dopo l’affondamento.
Giovanni Civetti
Le immagini che seguono si riferiscono al marinaio disperso Giovanni Civetti. Su gentile concessione dei nipoti Bruno e Giovanni Guerrina.
L'incredibile storia di Luca Dies
Gent.mo sig. Gonzaga,
le invio le foto di un oggetto che ho trovato circa 25 anni fa su una spiaggia dell'isola di Ponza.
È un fischietto da nostromo, che reca da un lato la scritta Regia Marina e dall'altro, incisa sicuramente a mano, la scritta ROMA.
All'epoca del ritrovamento avevo 15 anni circa, per cui feci vedere l'oggetto ad altri che mi parlarono della Corazzata Roma e della sua tragica fine.
Nella mia mente di ragazzo, allora, immaginai che il fischietto avesse potuto attraversare il mare, dalla Sardegna fino a Ponza, semplicemente galleggiando, per cui lo conservai come un oggetto speciale, in grado, da solo, di resistere alla furia del mare.
Solo più avanti, crescendo, ho cominciato ad immaginare un'altra realtà, e cioè che quell'oggetto fosse arrivato lì non da solo, ma insieme al suo padrone, trascinato dal mare in un lungo e straziante peregrinare, e solo alla fine consegnato al dolce abbraccio della spiaggia Ponziana.
La spiaggia in questione si trova immediatamente davanti il porto, dietro le grotte di Santa Maria e dietro lo scoglio detto della Ravia, sotto la parete scoscesa che precede la spiaggia del Frontone.
Può darsi che la storia di quest'oggetto sia diversa da come la immagini io, ma la realtà del ritrovamento è indubbia, e d'altronde non avrei motivo di inventarmelo.
Il 9 settembre del 1943 cominciava l'odissea anche per mio padre, Dies Salvatore, catturato in Albania e internato per 21 mesi nei lager nazisti in Germania, ma per fortuna lui è tornato sano e salvo alla sua famiglia e ai suoi affetti.
Pensando a lui che oggi non c'è più, mi viene da pensare che forse ci potevano essere anche dei resti umani sulla spiaggia dove ho trovato il fischietto, e che magari si possano e si debbano in qualche modo recuperare, anche perché la roccia della parete è di natura friabile ed il punto del ritrovamento - che dopo tanti anni non posso più individuare con precisione - è comunque situato qualche metro dalla battigia.
In allegato vi sono le foto del fischietto. Appena possibile ne farò di migliori e vi invierò anche quelle.
La ringrazio per l'attenzione e la saluto cordialmente
Battista Scameroni
Il fratello del Marinaio Battista Scameroni, signor Dante, ha voluto inviarci questa serie di documenti di suo fratello, affondato e disperso il 9 settembre sul Roma
la gomena del Roma
Queste le principali missioni per cui ha ricevuto i riconoscimenti:
Primo pilota di un idro di scorta antisilurante in zona pericolosa, in piena intesa con l'ufficiale osservatore effettuava con sereno ardimento l'efficacissimo attacco contro un sommergibile nemico , assicurando l'incolumità delle navi scortate.
Canale di Sicilia - 24 marzo 1941
Cielo del Mediterraneo - Settembre 1940 e Ottobre 1941
Primo pilota da ricognizione marittima, partecipava a numerosi voli bellici, dimostrando in ogni circostanza belle doti di capacità ed ardimento.
Ufficiale Pilota di veicolo R.M., abile ed entusiasta, compiva numerosi e rischiosi voli notturni, contribuiva a portare sempre brillantemente a termine con la sua capacità e il suo coraggio tutte le missioni affidategli.
Cielo del Mediterraneo - 11 Giugno e 14 Settembre 1940
CONTRIBUTO FAMIGLIA GALLINA
Dario e Fabrizio Gallina vogliono lasciare questi ricordi dell’Ufficiale Pilota Tenente Orecchia Germano che fu uno dei 4 Ufficiali Piloti presenti sulla Corazzata Roma e disperso nel suo affondamento.
Il Tenente Orecchia Germano era il cugino di 2° grado e padrino di battesimo del loro padre Giorgio che ha conservato con cura per tutti questi anni i suoi ricordi.
Il Tenente Pilota Orecchia Germano nella sua carriera di pilota della Regia Aeronautica Italiana ha guadagnato 2 Medaglie di Bronzo al Valor Militare, 2 Croci al Valor Militare e 2 Croci di Guerra al Merito.
Pilota del Caccia RE2000 (navalizzato) per missioni difensive e di ricognizione fotografica cadeva come disperso il 9 settembre 1943 nell'affondamento della Corazzata Roma.
CONTRIBUTO FAMIGLIA FARINA
I nipoti di Farina Luigi di Monza, sopravvissuto all' affondamento della Corazzata Roma. Nel riordinare le carte dello zio, deceduto il 26 aprile 2021) hanno rinvenuto alcuni documenti
CONTRIBUTO ANDREA AMICI
La relazione dei Vigili del Fuoco di Genova riguardo alle operazioni di bonifica della cambusa allagata della R.N.Roma, datata 4 luglio 1943. Dopo i danni riportati dai bombardamenti alleati nel porto di La Spezia il 5 e 23 giugno, il 1 luglio l'Unità venne trasferita a Genova per essere riparata, nella zona prodiera e in quella poppiera, subendo un bombardamento aereo e i delicati momenti della caduta del Fascismo, il 25 luglio. Venne immessa nel Bacino n°4, Officine Allestimento Navi, dove rimase ai lavori fino al 13 agosto 1943, tornando poi a Spezia. Il bacino suddetto è tuttora esistente e perfettamente funzionante, uno degli obiettivi (fortunatamente mancato) del bombardamento navale inglese del 9 febbraio 1941 che riporta ancora oggi qualche cicatrice sugli edifici di Genova. La freccia nella foto a colori indica il Bacino n°4.
Il bacino di carenaggio n. 4 oggi
Relazione dei VVFF di genova
Relazione dei VVFF di genova
Il bacino di carenaggio n. 4 oggi
CONTRIBUTO JUAN CARLOS BENEAJAM GALLARDO
Sacerdote che officia una messa sul ponte di uno dei cacciatorpediniere durante la celebrazione della festa della Virgen del Carmen, i cacciatorpediniere e l'Attilio Regolo ancorata nel porto di Mahón.
Sacerdote che officia una messa sul ponte di uno dei cacciatorpediniere durante la celebrazione della festa della Virgen del Carmen, i cacciatorpediniere e l'Attilio Regolo ancorata nel porto di Mahón.
Attilio Regolo, Carabiniere Mitragliere e Fuciliere ancorati nel porto di Mahón tra il 1943-1945
Sacerdote che officia una messa sul ponte di uno dei cacciatorpediniere durante la celebrazione della festa della Virgen del Carmen, i cacciatorpediniere e l'Attilio Regolo ancorata nel porto di Mahón.
CONTRIBUTO di BRUNO DE MARCHI - La storia del Tenente Guido Caputi
Ecco la commovente e presocché sconosciuta storia della vedova del Tenente Guido Caputi, uno dei deceduti della corazzata Roma sepolti a Minorca: Bonita Castelgrand (o Castelgrande), giovane americana di Brooklyn (New York), si recò a Napoli in viaggio di turismo con i suoi genitori nel 1937, connobbe Guido, si innamorarono istantaneamente, si sposarono, luna di miele a Capri. Nel settembre 1943, dopo diverse vicende, senza sapere che suo marito era morto, Bonita fuggì dalla repressione tedesca con la sua piccola figlia di appena 16 mesi e con una amica britannica, arrivando a Lanciano, dove furono testimoni dei tragici avvenimenti dei giorni 5 e 6 ottobre e rimasero nascoste in una grotta con alcuni abitanti di Lanciano. All'arrivo delle truppe britanniche uscirono dalla grotta gridando in inglese "Stop", "Stop", i soldati rimasero storditi di trovare là una americana e una britannica. Più tardi apprese che suo marito era stato dichiarato "disperso" nel naufragio del Roma, e fece ritorno agli Stati Uniti con la piccola figlia Barbara, dove ha vissuto fino alla morte nel 2004. Ecco una foto di Guido e Bonita nei "giorni felici prima della guerra", come diceva il padre di Bonita, Joseph Castelgrand.
CONTRIBUTO di BRUNO DE MARCHI - I telegrammi per avere informazioni sui naufraghi
Nei giorni del settembre 1943 successivi all'arrivo alle Baleari delle navi che portarono i naufraghi del Roma, numerosi familiari dei marinai imbarcati si precipitarono nelle Agenzie Consolari spagnole in Italia per chiedere notizie dei loro cari. Ecco alcuni radiotelegrammi trasmessi dalle Agenzie alle autorità navali spagnole dove si vedono per esempio i nomi di Bergamini, Catalano Gonzaga, Lorenzini, Manlio Petroni, Mattòli, Incisa della Rocchetta, Manca, Meneghini, ecc...
CONTRIBUTO di ALBERTO INCORONATO - Ricordo di Capo Mario Incoronato, sopravvissuto
Mio padre Mario Incoronato Capo Meccanico di 3a Classe era imbarcato sulla Roma e fu uno dei sopravvissuti.
Finché visse il ricordo di quel tragico giorno fu indelebile ma nonostante tutto le immagini che inviò alla famiglia per tranquillizzarla, lo vedono sorridente.
Quella del 12 gennaio 1944 è la prima che arrivò alla famiglia. Mario è il secondo da destra. Mi piacerebbe sapere chi sono le altre persone ritratte nella foto e possibilmente il luogo dove fu scattata.
A seconda forse è la più misteriosa, sembra essere stata scattata a Barcellona il 6 maggio 1944, ma non sono certo. Mario è il primo da destra. Chi potrebbero essere gli altri?
La terza è dell’undici maggio 1944 scattata a Caldas del Malavella.
Aggiungo una testimonianza conservata negli Archivi Vaticani dove sono riportati i contatti in Italia di Mario e cioè mia mamma (in provincia della Spezia) e mia nonna (di Napoli ma che era sfollata a Cicciano).
Alcuni anni fa Andrea Amici presentò il suo libro a Tellaro e in quella occasione conobbi Gustavo Bellazzini. L'incontro fu indimenticabile perché appena Gustavo mi vide riconobbe subito in me, data la rassomiglianza, mio padre, il 'Capo Incoronato' come disse lui, e si commosse.
CONTRIBUTO di MARISA STIZIA - Ricordo del cannoniere Giovanni Stizia, sopravvissuto
Nacque il 23 novembre 1921 a Serri ,un paesino di poche centinaia di abitanti,nell'entroterra nuorese. Ho sempre pensato con sgomento a come deve essersi sentito ,a soli 20 anni del secolo scorso, nell'essere costretto a lasciare il suo paesello per venire catapultato prima a La Spezia quindi a Trieste dove era di stanza la Corazzata.La sua mansione era quella di Cannoniere e fu a bordo dal 28 gennaio 1941 sino al momento dell'affondamento .
Il 10 settembre,dopo innumerevoli ore passate in acqua aggrappato a un "pezzo" della nave,fu preso a bordo del Pegaso e approdò all'isola di Majorca dove fu internato sino al 13 luglio del '44.
Il 14 luglio fu imbarcato sulla nave Cesare che il 23 successivo lo riportò in Italia,a Taranto, al comando antisommergibili, e continuò a essere in guerra sino all' 8 maggio del '45
Rientrò in Sardegna nel '46, dopo varie peripezie dovute alla difficoltà di collegamento con l'amata isola.
In famiglia non avevano notizie da 3 anni,tanto che gli era stata fatta anche una messa in suffragio.
Il proseguo della vita fu benevolo: trovò un lavoro soddisfacente, nel'56 si sposò e con la moglie Laura ebbe 2 figlie che gli diedero la gioia di conoscere 5 nipoti.
È uno dei protagonisti dell'intervista che l'Istituto Luce dedicò alla vicenda nel 2006.
È deceduto il 23 dicembre 2007.
In tutta la sua vita non volle più entrare in mare.
CONTRIBUTO di GIOVANNI CLAUDIO SICALI - Ricordo del cannoniere Francesco Anastasi, sopravvissuto ma poi disperso in Germania
Figlio di Carmelo e di CIFALA' Francesca, nato a Catania il 19 Giugno 1921, si sposò con mia cugina Arena Rosa il 19 Ottobre 1940 a Catania (Atto n. 1575).
Ebbero una figlia: Anastasi Francesca, nata il 25 Maggio 1941 e morta il 16 Settembre dello stesso anno.
Dagli appunti su foglio scritto a mano da Francesco Anastasi possiamo sintetizzare quanto segue:
“Fu chiamato alle armi, durante la guerra nell'Estate del 1941, e addestrato nell'isola Palmaria (La Spezia). Dopo 6 mesi fu imbarcato sulla nave “Roma” in qualità di cannoniere. Fece la prima navigazione di guerra il 21 Agosto 1942 da Trieste a La Spezia, e in quella occasione ci fu una visita a bordo del duce Benito Mussolini. L'11 Novembre 1942 navigarono verso Napoli con partenza ore 14 e arrivo il 13 alle 8 del mattino”.
Mio cugino Anastasi Francesco risultò tra i superstiti, quindi fu portato alle Baleari e poi risulta dai documenti della Marina internato in Germania. Di lui non si ha più notizia dopo il 17 Luglio del 1945. Fu dichiarato disperso in guerra, a seguito di eventi bellici, con verbale del 12° Aprile 1946.
Mia cugina Rosa Arena, qualche anno prima di morire mi fece conoscere la corrispondenza tra lei (a Catania e Capomulini) e il suo primo marito Francesco (a bordo della “Roma”). Io custodisco con cura le copie di quelle lettere, cartoline e fotografie e sono incerta di altre notizie sulla dine di mio cugino FRANCESCO ANASTASI, scomparso ormai 90 anni fa.
CONTRIBUTO di VALENTINO MATTEI - Ricordo del sottocapo sommozzatore ITALO FRAIOLI, disperso il 9-9-43
Figlio di Costanzo Fraioli, originario di Roccasecca e di Rocca Forte, nativa di Rocca d’Arce, Italo nacque nel febbraio del 1924 a Cassino dove la sua famiglia visse per un breve periodo prima di trasferirsi ad Avezzano per motivi di lavoro del padre dipendente delle Ferrovie. Italo era il quarto di cinque figli: Carmela, la più grande sposata e trasferitasi a Roma; Battista classe 1920, sposato e vissuto ad Avezzano; Angela classe 1922 sposata e vissuta a Cassino e deceduta nel 1998; Italo e infine Antonio, sposato e vissuto ad Avezzano.
Arruolatosi nella Regia Marina come volontario nel 1940 all’età di 16 anni, ebbe l’incarico di meccanico per poi divenire palombaro.
Questo incarico non era dei più semplici. Richiedeva non solo un’ottima preparazione fisica, ma anche un notevole autocontrollo. Per immergersi veniva utilizza un'apposita attrezzatura, detta scafandro composto essenzialmente da un elmo, una tuta gommata (oggi sostituita da scafandri rigidi) e scarponi zavorrati per camminare sul fondo marino. Il palombaro riceveva il rifornimento d'aria dalla superficie attraverso un tubo di gomma collegato ad una pompa ad aria coassiale ad una corda che serviva per calare o issare a bordo l’operatore e per comunicare attraverso degli strattoni convenzionali. Questi “cordoni ombelicali” si innestavano nell’elmo, l’elemento più importante dell'attrezzatura, fissato su di una base di ottone o rame alla muta alla quale veniva vincolato dopo che la stessa era stata indossata dall’operatore subacqueo.
Oggi, al Sottocapo Italo Fraioli è intitolata la sezione A.N.M.I. (Associazione Nazionale Marinai d’Italia) di Avezzano (AQ). A seguito del decesso a bordo della RN “Roma” gli fu concesso un encomio solenne con la seguente motivazione: “Imbarcato sulla Nave Ammiraglia della Squadra Navale, sottoposta nel corso di ardua missione di guerra a lungo ostinato contrasto aereo, con esemplare dedizione al dovere, rimaneva a posto di combattimento fino al sacrificio e scompariva in mare con la nave che, colpita irreparabilmente da nuovi mezzi distruttivi si inabissava in fiamme. - Acque della Sardegna, 9 settembre 1943”
disperso il 9-9-43
disperso il 9-9-43
CONTRIBUTO di LUCIANO MOLLICA - In ricordo di Carmelo Mollica mio padre, marinaio della regia nave Impetuoso e baritono.
Con la proclamazione dell'Armistizio dell'8 settembre del 1943 il nostro paese volle dare una svolta significativa alla sua Storia, anche se la speranza della presunta fine della guerra, si trasformò nel giro di poche ore, in tragedia per molti nostri giovani costretti ancora a combattere per la ripresa delle ostilità. In occasione di questa celebrazione desidero ricordare fra quei ragazzi anche mio padre che fu il siracusano Carmelo Mollica ( 1920-2005) giovane diciannovenne, con la passione per il canto che fu chiamato alle armi non appena scoppiata la Seconda Guerra Mondiale. Dopo alcuni mesi di formazione militare fu imbarcato in diverse navi tra cui la torpediniere “Impetuoso” sotto il comando del pluridecorato C.V. Giuseppe Cigala Fulgosi. All'epoca l'Impetuoso, faceva parte del Gruppo Torpediniere di scorta a La Spezia, cui appartenevano anche le torpediniere Pegaso, Orsa, Ardimentoso e Orione, della classe Ciclone, progettata appositamente per la scorta dei convogli lungo le pericolose rotte per l'Africa settentrionale, la torpediniera entrò in servizio nel giugno 1943. Proprio su l’Impetuoso mio padre visse la sua più dolorosa vicenda della guerra che lo sconvolse a tal punto che volle raccontarla in un suo diario personale (dal quale ho tratto questo racconto...! ) “A notte inoltrata dell’ 8 Settembre 1943, dopo l’armistizio, alla flotta navale italiana fu ordinato dal comando supremo, di partire con il gruppo torpediniere dal porto di La Spezia, con in testa la nuovissima Corazzata Ammiraglia “Roma” che in navigazione, e riunirsi con le altre navi partite dal porto di Genova per consegnarsi alla flotta Anglo-Americana. Nel primo pomeriggio del 9 settembre 1943, durante la traversata, la flotta italiana fu attaccata a nord dell'Asinara da aerei tedeschi, la “Roma” fu raggiunta da due bomba-razzo in corrispondenza di un deposito munizioni e devastata da una colossale deflagrazione, la Corazzata si capovolse ed affondò, spezzandosi in due portando con sé 1393 uomini. Dopo molte ore di aspra battaglia, alcune navi della flotta tra cui l’Impetuoso, Pegaso e Orsa che avevano subito lievi d’anni, accolsero a bordo più che un centinaio di naufraghi della “Roma” tra i quali alcuni feriti gravi; l’Impetuoso da solo recuperò 47 superstiti anche con la partecipazione di mio padre che si offrì come volontario tra i soccorritori. Le tre torpediniere rimasero isolate dal resto della flotta. Più volte chiamarono la Supermarina per ulteriori ordini ma senza nessun riscontro. Mentre a bordo si continuava a medicare i feriti, improvvisamente alle ore 19:00 un’altra formazione tedesca di bombardieri e caccia si lanciava in picchiata sulle nostre tre torpediniere sganciando una serie di bombe a pochi metri dalle fiancate della nave che alzavano colonne d’acqua tanto alte da coprire quasi tutta la coperta delle navi che procedevano a zig- zag alla massima velocità per tentare di schivarle. Nel frattempo sull’Impetuoso si era formata una squadra di Marinai volontari, con in testa mio padre, che si occupò di prelevare dai depositi della nave, le munizioni da portare in torretta per caricare le due mitragliere che stavano a poppa della nave che improvvisamente avevano interrotto il fuoco di sbarrameno contro il nemico per mancanza di munizioni. Questo eroico e istintivo gesto contribuì all'abbattimento di 3 caccia tedeschi. Anche le altre unità vicine furono in grado di abbattere altri caccia nemici e il risultato fu che dopo due ore di combattimento gli aerei tedeschi si ritirarono . Cigala insieme ai due comandanti del Pegaso e Orsa visti i feriti, i danni subiti e le poche ore di navigazione disponibili con il carburante rimasto, decisero di fare rotta alle Isole Baleari della Spagna neutrale dove si erano già dirette alcune delle nostre unità . Durante l’attraversata Cigala Fulgosi e Riccardo Imperiali comandanti dell’ Impetuoso e Pegaso non hanno visto altra via d'uscita convocare i due equipaggi e comunicare l’intensione di autoaffondare le due Torpediniere per non dover consegnare le navi al nemico, evitando un ulteriore disonore alla nostra gloriosa Marina Militare Italiana, in cui avevano creduto fino all’ultimo e servito così a lungo. Giunti il 10 settembre 1943 al Port de Pollença nelle Isole Baleari, l’impetuoso e il Pegaso dopo aver sbarcato i feriti della “Roma” e tra mezzanotte e le due di notte dell'11 settembre raggiunsero in tutta segretezza il largo a nord di Maiorca e simulando un naufragio, fecero scendere dalle navi tutto l’equipaggio che attraverso scialuppe, altri mezzi e perfino a nuoto raggiunsero, da naufraghi, la costa Spagnola. Anche in questa importante scelta del comandante dell’impetuoso, mio padre Carmelo Mollica, la cui qualifica era sottocapo Fuochista e motorista navale, ebbe l’importante compito di scendere giù nelle macchine per aprire le saracinesche e valvole di presa a mare per allegare i locali motori ed agevolare il rapido affondamento della nave. Gli equipaggi delle nostre due leggendarie torpediniere dopo essersi consegnati al comando spagnolo, rimasero internate per moltissimi mesi sulle Isole Baleari assieme ad altre marinai italiani. Durante questi mesi di segregazione si sviluppò un’amicizia tra i marinai italiani e gli ispanici. Nel periodo natalizio mio padre si esibì in un concerto di Natale, presso la chiesa madre di Andraitx, una piccola cittadina situata a poco distante da Palma di Maiorca. Nell’estate del 1944 mio padre rientrò in Italia con l’equipaggio e il suo comandante e fu imbarcato sul Cacciatorpediniere “Augusto Riboty” partecipando alla Guerra di Liberazione. Per la sua dedizione alla Patria gli fu conferito la “Croce di Guerra al Valor Militare, sul campo” ed in seguito fu fregiato dell’Emblema “Nastro Azzurro" fra i combattenti decorati al Valor Militare della Seconda Guerra mondiale. Finita la guerra mio padre si dedicò completamente all’amore per il canto e volle andare a studiare con svariati maestri di chiara fama. Realizzò così la sua aspirazione e divenne un baritono professionista, calcando per oltre quant’anni, con successo di pubblico e di critica, lo scenario lirico di importanti teatri italiani ed esteri accanto a famosi cantanti lirici. Nel giugno 2001 il relitto dell'Impetuoso è stato ritrovato ed identificato. La nave, piuttosto integra, giace su un fondale di 98 metri, coricata sul lato di dritta, nel tratto di mare che divide le isole di Maiorca e Minorca. con la prua orientata per 175° e la poppa per 355°.. Le ricerche per localizzare i relitti, durate circa tre anni e condotte dal direttore della rivista Sub, Guido Pfeiffer,esperto sommozzatore, hanno richiesto piu' di 100 immersioni in alto mare.
CONTRIBUTO di MARINA OTTAVIANI - Ricordo di Ottaviani Gino sotto capo elettricista morto sulla nave Roma