Fortuna Novella, mamma Mahon
Dei 620 sopravvissuti della Roma, giunti a Mahón, 284 ebbero bisogno di cure mediche e furono portati all’Ospedale dell’Isola del Rey, nel centro del porto. Gli altri furono sistemati molto sommariamente, senza neppure un giaciglio di paglia, in un capannone alla Base Navale della Marina spagnola, mentre le quattro navi dei loro salvatori che li avevano portati a Mahón, rimasero internate in porto, praticamente sequestrate per sedici lunghi e angosciosi mesi. In totale tra salvati e salvatori, arrivarono in Porto circa 1800 italiani che per la signora Fortuna, vedova senza prole di 63 anni, divennero come suoi figli. Da allora la sua casa rimase costantemente aperta per quei giovani e per tutti Fortuna Novella era diventata Mamma Mahón. Dopo il rientro in Italia delle navi con i suoi ragazzi, Fortuna Novella non dimenticherà mai quei 26 caduti della corazzata Roma che riposano nel cimitero di Mahón. Se ne prenderà cura non facendo mai mancare un fiore e una preghiera. Nel 1950 la Marina Militare Italiana farà erigere un Mausoleo per onorare quei caduti e con essi tutti quelli che riposano nelle profondità del mare di Sardegna in quel sarcofago d’acciaio che è il relitto della Roma. Il monumento marmoreo è opera dello scultore italiano Armando D’Abrusco e “Mamma Mahón” partecipa con altri volontari di Mahón, alla ricomposizione dei resti di quei caduti nei nuovi sepolcri di marmo.
Il 29 settembre del 1950, all’inaugurazione del monumento, tutti gli ufficiali venuti dall’Italia per l’occasione, vedono in quella piccola donna avanti negli anni, di cui hanno sentito tanto parlare in Patria, una figura di grande statura morale. L’ammiraglio Ferrante Capponi lo conferma pubblicamente dicendo: “Vi è una persona in Mahón alla quale noi dobbiamo molta gratitudine, la signora Fortuna Novella. Essa ha svolto in passato una preziosa opera di assistenza ai nostri equipaggi e dimostra tuttora verso i caduti che sono qui sepolti una cura pia ed amorevole della quale è soltanto capace un’anima nobile e generosa, mossa da amor patrio e carità cristiana”.
Il 20 settembre del 1952 è invitata, ospite della Marina Militare Italiana ed è accolta con tutti gli onori. Sarà ricevuta anche in udienza privata dal Papa Pio XIIº. Il 30 luglio del 1953 viene convocata a Roma per ricevere dal presidente della Repubblica Luigi Einaudi la Stella della Solidarietà Italiana di prima classe.
ALLA MADRE DEI MARINAI
(Donna Fortuna Riudavez Novella)
L'Anima canta
Gastaldi Editore - Milano 1954.
E' un'ora grave, triste della Patria.
Bruciano i corpi e l'anime,
ardono i cuor nell'ansia e nel dolore,
fremono gl'inermi, tacciono i cannoni.
Braccati come lupi, là, sul mare,
s'avvian in corteo
lugubre
sull'onde non più fide
quattro brani di Patria.
V'han nell'acciaio gli uomini temprato
muscoli e cuore;
è nel corteo il segno della Morte e della Gloria,
v'aleggia cupa, sconfortante l'ombra
della disfatta.
Non ha meta il corteo.
Spunta laggiù nella penombra, tenue
striscia di terra.
Arrancano i motor l'ultimo spazio
fino all'ultima goccia del prezioso
carburante che dà lor forza e vita;
dilaniati e compianti attendon l'ora
dell'ultimo riposo
i morti della "Roma"…
Una donna li attende, solitaria
anima lagrimante sulla sponda,
una donna li abbraccia nel suo sguardo,
figlia d'Italia su straniera terra,
una donna che, madre, nel suo cuore
i sospiri e i lamenti d'altre madri
rinserra e soffre.
E là, sola col cuore e con lo strazio,
vede scendere a terra,
per il velo di lacrime, coi vivi
i martiri.
Son là, al dolce sposo li accomuna
nel luogo e nell'amor. Da quelle tombe
insistente e tenace si diffonde
un profumo di fior
ch'avea
<< Villa Fortuna >>.
La vedono in gramaglie i cento , i mille
marinai d'Italia
pianger con essi,
scender con loro, intenerirli, umile,
col generoso ofrir d'ogni suo avere,
il sacrificio nulla sembrando
alla "Mamma" che un misero sollievo
alle torture.
Sgranano lenti come in un <<rosario>>,
terribile rosario - in prigionia - ,
i giorni, i mesi; ma una donna sempre
è con essi sovr'essi,
con le provvide cure d'una madre
a raddolcire col sorriso pio
le miserie e gli affanni.
Il turbine è passato. L'ora attesa
è giunta. Si ritorna.
Si ricongiungono al provato tronco
quei brani della Patria,
ma un'ombra offusca del ritorno il gaudio;
ritta, minuta sulla sponda, ancora
una fragile donna e un sacro drappo:
<<Mamma Fortuna>> avvinta al tricolore!
Non le servono gli occhi, ché di lacrime
una nebbia li assale,
ma il suo cuore
sente che il dolce sacrificio è al fine,
che i figli del dolore se ne vanno,
che non li avrà più.
E li accompagna trepida con l'anima,
Angelo di pietà, verso lor madri
di cui per tanto tempo
ha sommato gli affanni.
Ma lì, in un angolo di silenzio e pace
c'è chi l'attende, c'è chi ne sospira
preghiere e pianto……
<<Madonna delle Grazie>> ha nome il sito,
<<Signora dell'Amor>> chiaman quei morti
Te,
Donna Fortuna, <<Mamma di Mahon>>!