8 settembre pomeriggio a Roma
ore 12.30
Il generale Castellano aveva risposto con un telegramma al maresciallo Badoglio, nel quale faceva presente che era assolutamente necessario che venissero rispettati gli accordi a suo tempo stabiliti, che il generale Eisenhower avrebbe annunciato l’Armistizio alle ore 18.30 e che un’ora dopo doveva seguire l’annuncio del Governo Italiano. Il telegramma terminava precisando che
“il Comandante in Capo dichiara che il mancato annuncio potrebbe avere conseguenze disastrose per l’avvenire dell’Italia”.
ore 15.00
Il generale Eisenhower, da cui dipendevano le decisioni operative, era a Biserta, dove lo raggiunsero i testi dei vari fonogrammi e convocò in tale porto il generale Castellano. Con parole molto dure gli precisò che non era assolutamente possibile fermare la complessa macchina bellica messa in movimento e in particolare i consistenti convogli navali che erano ormai vicini alle coste italiane, quindi, in accordo con gli altri alleati, era stato deciso di confermare per le ore 18.00 l’annuncio dell’Armistizio; inoltre le disposizioni prese dagli Alleati, in merito alla proclamazione dell’Armistizio, rispondevano a quanto stabilito negli accordi firmati il 3 settembre a Cassibile. Unica operazione che poteva essere annullata era la partenza delle truppe aviotrasportate.
Conseguentemente il generale Eisenhower inviò un fermo e duro messaggio al maresciallo Badoglio, richiamandolo agli accordi presi, e alla necessità che egli, dopo il suo messaggio delle 18.30, facesse subito seguire il proclama del Governo al popolo italiano. Gli chiese anche di predisporre che il generale Taylor andasse a Biserta anziché a Tunisi.
ore 17.00
Ore 17.00 - Il generale Alexander rispose al maresciallo Badoglio che era pronto a ricevere a Tunisi, alle ore 19.00, sia il generale Rossi che il generale Taylor.
Il maresciallo Badoglio e il generale Ambrosio dopo aver ricevuto tale telegramma, ritennero che vi fossero buone speranze per una dilazione della proclamazione dell’armistizio.
ore 17.30
Ore 17.30 - L'ultimatum del generale Eisenhower giunge al maresciallo Badoglio e gli tolse ogni speranza sulla possibilità di ottenere una dilazione in merito alla dichiarazione dell’Armistizio. Fu quindi deciso di convocare per le ore 18.00 il “Consiglio della Corona”, per informare i capi militari ed il Ministro degli Esteri della situazione.
ore 18.00
Alla riunione al Quirinale erano presenti il maresciallo Badoglio, il generale Ambrosio, i ministri Guariglia e Sorice, l’ammiraglio de Courten, il generale Sandalli, il generale Roatta, il generale Giuseppe de Stefanis, Sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito e il generale Carboni. Badoglio, Guariglia e Ambrosio furono fatti entrare immediatamente alla presenza del Re, poco dopo furono introdotte anche le altre autorità convocate.
Il Re disse:
“Il generale Eisenhower ha comunicato che questa sera stessa egli farà alla Radio la notificazione dell’Armistizio, mentre questo avrebbe dovuto avvenire solo fra qualche giorno. Ho voluto riunire Lor signori per conoscere la loro opinione su questa improvvisa ed imprevista modifica della situazione”
L’ammiraglio de Courten espresse al ministro Guariglia, vicino di posto, la sua sorpresa non essendo al corrente della firma di un armistizio e delle relative clausole.
Il Re, notando lo scambio di parole tra de Courten e Guariglia si rivolse a de Courten:
“Lei Ammiraglio che ne pensa?"
L’ammiraglio de Courten risponde:
"Non ho conoscenza che sia stato concluso un armistizio, né le sue clausole, né di una data fissata per la sua notificazione, non mi sento quindi di esprimere un parere su una questione della quale ignoro gli esatti termini “
Il generale Sandalli fece presente che era nelle stesse condizioni dell’ammiraglio de Courten.
Il Re invitò allora il generale Ambrosio ad illustrare la situazione che risultò la seguente:
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i primi contatti fattivi con gli anglo-americani per giungere alla firma di un armistizio risalivano ai primi di Agosto;
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glio aveva comunicato a de Courten “che SM il Re aveva deciso di iniziare trattative per la conclusione di un armistizio”);
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si era insistito per definire la data di notifica tenendo conto delle reciproche esigenze;
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la data presumibile indicata dai negoziatori era tra il 12 ed il 13 settembre;
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improvvisamente il generale Eisenhower aveva comunicato che alle ore 18.30 di oggi avrebbe reso nota la firma di un armistizio e la sospensione delle ostilità;
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tale anticipo creava situazioni gravissime anche tenendo presente la prevedibile reazione tedesca;
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il generale Rossi, Sottocapo di Stato Maggiore Generale, era partito in volo per Palermo insieme con il generale americano Taylor per persuadere Eisenhower a rinviare di qualche giorno l’annuncio;
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si sperava che le nostre buone ragioni venissero accolte, ma l’Agenzia Reuter aveva già trasmesso delle indiscrezioni in merito.
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Venne fatto entrare il maggiore Marchesi, che aveva partecipato alle trattative armistiziali e alla firma dell’”Armistizio corto” avvenuta a Cassibile il 3 settembre, il quale illustrò sia lo svolgimento delle trattative che la figura del generale Castellano, firmatario dell’Armistizio.
La riunione assunse dei toni vivaci ed i presenti espressero la loro indignazione nei confronti del maresciallo Badoglio e del generale Ambrosio per non averli tenuti al corrente dell’effettivo svolgimento delle trattative armistiziali, che avrebbe loro consentito di prendere in tempo gli opportuni provvedimenti di sicurezza.
Furono inoltre avanzate alcune ipotesi sulle azioni da intraprendere, ma tutte vennero scartate.
ore 18.30
Entrò il generale Paolo Puntoni, Aiutante di Campo del Re, per far presente che il generale Eisenhower stava per comunicare da Radio Algeri l’avvenuta firma dell’Armistizio con il Governo italiano.
Il Re, che aveva attentamente seguito gli scambi di vedute, le recriminazioni, le critiche, le varie proposte, chiese di essere lasciato solo per breve tempo per poter riflettere serenamente sulla situazione. Dopo poco chiamò il maresciallo Badoglio e gli comunicò di aver deciso la completa e leale applicazione delle clausole armistiziali ordinando che il Governo, ed in particolare tutte le Forze Armate, dovevano eseguire fedelmente quanto previsto dall’Armistizio.
La riunione del Consiglio della Corona terminò verso le ore 19.00
Il Maresciallo riferì agli altri intervenuti alla riunione, quanto disposto e ordinato dal Re. Badoglio quindi si recò alla sede dell’EIAR per comunicare al popolo italiano la notizia dell’Armistizio. Il proclama del maresciallo Badoglio venne trasmesso alle ore 19.45.
Il generale Ambrosio convocò quindi i tre Capi di Stato Maggiore (de Courten, Roatta e Sandalli) a Palazzo Vidoni.
Egli lesse il testo dell’Armistizio corto firmato il 3 settembre.
La reazione dell’ammiraglio de Courten, nell’apprendere per la prima volta questa notizia, fu particolarmente dura, dicendo:
“Avete fatto olocausto della Flotta, che era l’unica forza rimasta salda nel Paese, ma non meritate che essa si sacrifichi, darò ordine che essa si auto-affondi questa sera stessa“.
A questo punto il generale Ambrosio consegnò a de Courten il “Memorandum di Quebec
Il generale Ambrosio aggiunse:
“in ogni modo gli Alleati hanno assicurato che rispetteranno l’onore della Flotta”.
L’ammiraglio de Courten dette una rapida scorsa al documento e comprese che l’avvenire dell’Italia era riposto essenzialmente sulla nostra Flotta, in quanto era l’unico complesso armato a essere rimasto compatto, unito e immediatamente operativo. Richiese quindi che gli venisse inviata al più presto copia integrale del protocollo di armistizio.
Verso le ore 20.00 l’ammiraglio si congedò rapidamente dal generale Ambrosio precisandogli che quanto prima gli avrebbe fatto conoscere le sue decisioni.