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Valerio Del Nero - R. N. Italia

La mia prima destinazione nell' aprile 1943 fu nave Doria, sulla quale frequentai, come molti altri Squali, il tirocinio "a" partecipando anche ai servizi della nave, tra i quali primeggiavano il "posto di lavaggio" e la guardia alle armi. Ebbi anche la ventura di avvistare, tra i primi, un paio di aerei nemici che lanciarono poche bombe in mare: su di essi puntai i cannoni da 90 mm, ma non riuscii ad aprire il fuoco perchè il Direttore del Tiro contraereo si precipitò in SDT togliendomi bruscamente di mezzo. Evidentemente gli Aspiranti Guardiamarina non godevano di molta fiducia. Nel luglio, ultimato il tirocinio, fui trasferito sulla nave da battaglia Littorio, dopo il 25 dello stesso mese ribattezzata Italia. La nave era alla fonda nel golfo della Spezia e, prima dell' 8 settembre, aveva un'attività molto tranquilla, malgrado i numerosi allarmi aerei che però non ebbero conseguenze. Solo un paio di uscite in mare in Alto Tirreno per esercitazioni varie. lo ero il Direttore del tiro delle mitragliere del lato dritto ed avevo alle dipendenze un reparto così numeroso, che dovetti attendere di essere promosso Capitano di Vascello (25 anni dopo!) per averne un altro delle stesse dimensioni.

L' 8 settembre mi colse di sorpresa (fu una ben brutta sorpresa!) dopo aver ultimato l'imbarco di viveri e munizioni per una lunga missione. Nella mia mente ingenua di Guardiamarina credevo che saremmo andati a combattere l'ultima battaglia. L'armistizio escluse questa eventualità, aprendo peraltro un orizzonte di mistero. Cosa avremmo fatto? Avremmo trasformato il Golfo della Spezia in una novella Scapa Flow, oppure saremmo andati in qualche posto ignoto? La prima alternativa fu cancellata nella notte, quando salpammo per lasciare La Spezia; quanto alla seconda, credevo di averla indovinata quando facemmo rotta verso la Corsica e poi, superato Capo Corso, ci dirigemmo a Sud. Pensavo infatti che saremmo andati alla Maddalena, ipotesi confermata dalla successiva accostata verso le Bocche. Ma ad un certo momento, dalla mia plancetta D T mitragliere, vidi alzare dalla Roma un segnale di accostata ad un tempo di 180° (seppi poi che La Maddalena era in mano ai tedeschi). Invertita la rotta fummo subito attaccati da aerei tedeschi con bombe teleguidate. Ricordo che cercavo di portare in punteria le mitragliere sugli aerei appena avvistati per indicare con i traccianti i nuovi bersagli alla plancia ed alle batterie da 90 mm. Quando vedevamo venir giù una bomba, presumibilmente diretta contro di noi, il personale addetto alla plancetta D T mitragliere si metteva al riparo sotto una piccola tenda. A me sembrava un comportamento molto ridicolo e rimanevo allo scoperto. Me ne pentii subito dopo, quando una bomba scoppiò vicino alla poppa sollevando una colonna d' acqua che mi bagnò come un pulcino. Gli altri sotto la tenda se la cavarono con pochi schizzi.

Assistemmo poi al dramma della Roma e successivamente fummo colpiti anche noi a prora dritta, per fortuna con conseguenze meno disastrose. Compensammo lo sbandamento della nave imbarcando un certo numero di tonnellate d'acqua nei doppi fondi del lato sinistro e continuammo con i nostri mezzi la navigazione, diretta ora verso Sud.

All' alba del 10 settembre ci fu l' incontro con due corazzate inglesi (Repulse e Warspite) che ci accompagnarono a Malta. Nel vedere tutte quelle belle navi alla fonda, in acque fino a due giorni prima nemiche, dopo una resa senza condizioni, ricordo di aver provato un'immensa tristezza. Avevamo obbedito ad un ordine certamente giusto, ma estremamente doloroso!

Ho provato un simile sentimento molti anni dopo quando mi hanno regalato un quadretto con il discorso che l' Ammiraglio Bergamini aveva fatto ai Comandanti prima della partenza dalla Spezia.

Un discorso bellissimo, commovente, che esprime meravigliosamente i sentimenti da noi tutti provati in quel fatidico giorno. Qualcuno mi ha detto in seguito che quel discorso non è autentico, ma che sarebbe stato rielaborato dall' Ammiraglio Garofalo. lo voglio credere che sia autentico. Ho appeso il quadretto vicino alla mia scrivania e ogni tanto lo rileggo.

 

Dal Rapporto ai Comandanti prima della partenza delle FF.NN. da Battaglia

Dite tutto questo ai vostri uomini.

Essi sapranno trovare nei loro cuori generosi la forza di accettare questo immenso sacrificio.

Dite loro che i 39 mesi di guerra che, insieme abbiamo combattuto, ora per ora nell'impari lotta, che le navi affondate lottando strenuamente, che i morti gloriosi, hanno conquistato alla Marina il rispetto e I'ammirazione dell'avversario.

E la Flotta, che fino ad un' ora fa era pronta a muovere contro di esso, può, ora che l'interesse della Patria lo esige, andare incontro al vincitore con la bandiera al vento e possano i suoi uomini tenere ben alta la fronte. Non era questa la via immaginata.

Ma questa via dobbiamo noi prendere senza esitare, perche ciò che conta nella storia dei popoli non sono i sogni e le speranze e le negazioni della realtà, ma la coscienza del dovere compiuto fino in fondo, costi quel che costi. Sottrarsi a questo dovere sarebbe facile, ma sarebbe un gesto inglorioso e significherebbe fermare la nostra vita e quella dell'intera nazione e chiuderla in un cerchio senza risorse, senza riscatto, mai più.

Verrà il giorno in cui questa forza vivente della Marina sarà la pietra angolare sulla quale il popolo italiano potrà riedificare pazientemente le proprie fortune.

Dite tutto questo ai vostri uomini ed essi vi seguiranno obbedienti, come sempre vi hanno seguito nelle ore delle azioni piene di pericoli.

La Spezia sera dell'8 settembre 1943

Il Comandante in Capo delle Forze Navali da Battaglia Ammiraglio di Squadra Carlo BERGAMINI

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