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3 Settembre

3 settembre

pomeriggio

CASSIBILE

 

La firma dell’Armistizio corto, poté però avvenire solo alle 17.15 del 3 settembre, al momento in cui alle 17.00 di tale giorno giunse un telegramma a firma del maresciallo Badoglio, appositamente richiesto dagli Alleati, nel quale si autorizzava esplicitamente il generale Castellano a firmare.

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Cassibile 3 Settembre 1943

Bedell Smith, mentre firma. In piedi da sinistra il Commodoro Inglese Dick, il generale U.S.A. Dwight Eisnhower, Comandante in capo delle forze alleate, il Capitano Inglese Deann, il Generale Castellano e l'interprete Montanari

Erano presenti a tale firma il generale Dwight D. Eisenhower, il generale Walter Bedell Smith, il generale Kenneth Strong, il generale Rooks (del Reparto Operazioni), il commodoro Roger Dick (Capo di Stato Maggiore dell’ammiraglio Andrew B. Cunningham, Comandante in Capo delle Forze navali alleate nel Mediterraneo), il maggiore Luigi Marchesi ed il console Franco Montanari.

L’Armistizio corto venne firmato, per la parte italiana, dal generale Castellano delegato alla firma dal maresciallo Badoglio, e per la parte alleata dal generale Smith, delegato alla firma dal generale Eisenhower.

Al nostro rappresentante vennero consegnati i seguenti documenti:

  • l’Armistizio corto, firmato, con allegate le condizioni aggiuntive del Memorandum di Quebec;

  • una copia dell’Armistizio lungo che definiva, in termini più restrittivi, le condizioni contenute nellArmistizio corto;

  • le Istruzioni per il movimento delle navi da guerra e mercantili italiane preparate dal commodoro Dick;

  • le Istruzioni riguardanti l’afflusso degli aerei verso le basi della Sicilia e del Nord Africa predisposte dal generale dell’ Aviazione dell’Esercito statunitense Conrad Cannon;

  • un promemoria del generale Harold R. Alexander sul comportamento che dovevano tenere le Forze Armate italiane al momento della proclamazione dell’Armistizio;

  • un promemoria per il Servizio Informazioni Militare (SIM);

  • le disposizioni per l’operazione “Giant 2” che prevedeva l’impiego della 82a Divisione aerotrasportata statunitense nella zona di Roma.

 

Si ricorda che era stato preso reciproco impegno che l’Armistizio sarebbe stato reso di pubblico dominio solo al momento in cui gli Alleati avrebbero effettuato il previsto sbarco nel Centro Italia. Inoltre, come segnale di preavviso per le autorità italiane, Radio Londra avrebbe dovuto trasmettere, tra le 09.00 e le 10.00 (ora di Greenwich) mezz’ora di musica di Verdi, nonché un notiziario di due minuti sulla attività tedesca in Argentina.

L’annuncio dell’Armistizio sarebbe stato dato dal generale Eisenhower, a mezzo radio, cinque o sei ore prima dello sbarco principale alleato; subito dopo doveva seguire il messaggio del maresciallo Badoglio che proclamava anche la cessazione delle ostilità.

Come accennato precedentemente il generale Castellano tentò, per quanto possibile, di conoscere con esattezza la data dello sbarco, considerata l’importanza che questa aveva per il Governo italiano ma, a causa del segreto militare che rivestiva l’operazione, riuscì solo ad ottenere delle notizie vaghe.

Alle 20.30 del 3 ebbe luogo una riunione intesa a stabilire, tra il generale Castellano e gli Alleati, le azioni da adottare per l’applicazione dell’Armistizio.

Tra queste viene riportata qui appresso solo la parte della Relazione di tale seduta che riguarda la Marina italiana. Tale Relazione venne recuperata dalla storica Anna Vailati attraverso l’esame di un microfilm inedito di documenti appartenenti al generale Smith.

Richieste Navali:

 

Il commodoro Dick disse che, in base ai termini d’Armistizio, la Flotta italiana doveva muovere verso i porti del sud, sotto controllo alleato. Ciò era importantissimo per la sua salvezza.

Il generale Castellano domandò se, come indicato prima, parte della Flotta poteva rimanere in porti della Sardegna, per esempio Cagliari.

Il commodoro Dick rispose di no, perché l’ammiraglio Cunningham desiderava che le unità della Spezia andassero nell’area di Bona e quelle di Taranto a Malta.

Il commodoro Dick precisò che al momento in cui le navi italiane si fossero mosse, anche le navi alleate avrebbero preso il mare. Il piano dell’ammiraglio Cunningham aveva lo scopo di evitare che esse si incontrassero e combattessero di notte. “Noi sappiamo da prigionieri tedeschi - egli disse - che i Tedeschi intendono affondare con bombe e siluri le navi italiane piuttosto di lasciare che esse cadano nelle mani degli alleati”.

Il commodoro Dick precisò che all’inizio si dovevano prendere provvedimenti per assumere il controllo di queste unità (da parte alleata).

Il generale Castellano fece presente che egli sperava che la forma sarebbe stata per quanto possibile non offensiva.

Il generale Smith disse che c’era così poco tempo che gli Alleati erano obbligati a seguire la procedura indicata. Vi sarebbe stato poi un processo di assestamento fino a che si fosse potuto stabilire un’azione coordinata. Gli ufficiali ed i marinai italiani non sarebbero stati assoggettati ad alcuni trattamento umiliante.

Il commodoro Dick disse allora che c’erano alcuni punti che, per il momento, potevano essere trattati soltanto genericamente. Egli domandò se poteva essere inviato presso il Comando in Capo Navale del Mediterraneo un Ufficiale di Marina italiano.

Il generale Castellano rispose di sì, aggiungendo che:

 era opportuno evitare un trasferimento via aerea. Egli pensava che il trasferimento potesse effettuarsi con un appuntamento in mare [...].

Il commodoro Dick disse che la data di proclamazione dell’Armistizio era importante e che, salvo disposizione in senso contrario, le navi dovevano essere pronte a muovere la notte della proclamazione, la quale, secondo le previsioni, avrebbe avuto luogo alle 18.30, ora di Roma, del giorno D, poche ore prima dello sbarco alleato principale.

E ancora una volta, argomenti riguardanti la Marina italiana e le relative decisioni, furono trattati senza conoscere preventivamente il parere dell’ammiraglio de Courten.

È tuttavia importante porre in evidenza quale fosse la considerazione nella quale era tenuta la Marina italiana da parte del Premier Churchill, il quale in una sua lettera inviata il 9 settembre 1943 al presidente Roosevelt, così scrive:

 “È da prendersi in esame la questione della bandiera delle navi italiane, nonché un’intesa perché gli Italiani possano comandare queste navi sotto controllo britannico o americano. L’intera questione di come trattare la Marina italiana e di come ottenerne la massima utilizzazione esige un riesame ad alto livello [...]”.

E ancora Churchill così si esprime:

 “Desideravo grandemente che la Marina italiana fosse trattata bene”. A Cunningham telegrafai il 10 settembre: ‘Se la Flotta italiana arriverà indenne nei nostri porti, dopo aver scrupolosamente osservato le condizioni di armistizio e sostenuto l’attacco di rappresaglia degli aerei germanici, confido che consulterete il generale Eisenhower, onde sia ricevuta con generosità e cortesia. Sono certo che ciò avverrà in armonia con i vostri sentimenti”..

Specie il tono di questo telegramma illustra chiaramente quale fosse la stima di cui godeva la Marina italiana presso il Premier Churchill ed anche presso l’ammiraglio Cunningham.

Considerazione e stima che i nostri Marinai si erano conquistati presso gli Alleati, nei quaranta mesi di glorioso comportamento dei nostri equipaggi durante il conflitto.

Ed anche in questo caso gli Alleati mantennero fede al loro impegno morale in quanto,  il 29 settembre del 1943 venne firmato a Taranto, tra gli ammiragli de Courten e Cunningham, un “Accordo navale” riguardante la cooperazione della Regia Marina a operazioni belliche a fianco degli Alleati, che poneva la Marina italiana sullo stesso piano di parità morale nei riguardi delle Marine alleate

Il maresciallo Badoglio riunì urgentemente al Viminale:

  •  il generale Ambrosio,

  •  il generale Antonio Sorice (Ministro della Guerra),

  •  l’ammiraglio de Courten,

  • il generale Renato Sandalli (Ministro e Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica),

  •  Raffaele Guariglia (Ministro degli Esteri),

  • il Conte Pietro Acquarone (Ministro della Casa Reale).

 

Il maresciallo Badoglio, dopo aver vincolato i presenti all’impegno del più rigoroso segreto sulle notizie che avrebbe loro comunicato e dopo una succinta esposizione sulle tragiche condizioni nelle quali andavano precipitando la vita economica e sociale della Nazione, nonché l’efficienza delle nostre Forze Armate, informò i presenti che

“data questa situazione SM il Re aveva deciso di iniziare trattative per la conclusione di un armistizio: conversazioni erano in atto a Palermo. Nel corso di esse si cercava di ottenere che gli Anglo-americani effettuassero uno sbarco il più vicino possibile a Roma e trasferissero una divisione aviotrasportata nei pressi della Capitale. La riunione fu brevissima e si svolse in forma tale da escludere informazioni e commenti da parte dei presenti”.

Il maresciallo Badoglio comunicò inoltre

 “l’autorizzazione data al generale Castellano per l’accettazione dell’Armistizio, invitando quindi ognuno a predispone, nella propria competenza tutto quanto poteva essere fatto per migliorare la situazione delle nostre Forze Armate, rispetto a quelle tedesche, e secondo le direttive già date dal Capo di Stato Maggiore Generale”.

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