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Giulio Biscaccianti- R.N. Grecale

Uscito dalla R, Accademia Navale di Livorno con il grado di Aspirante Guardiamarina, il 15 aprile 1943 sono imbarcato sulla corazzata Duilo a Taranto per seguire il tirocinio "r.c." che sarebbe ultimato il 29 luglio.

Interruppi il tirocinio dal 21 al 27 giugno perchè fui imbarcato come sottordine alla rotta sulla torpediniera Ardito impegnata in missione di scorta ad una nave mercantile diretta a Siracusa. Giungemmo davanti a Siracusa sul far del giorno 22, in un mattino chiaro, con calma di mare e buona visibilità. Mentre la nave scortata dirigeva verso I' imboccatura del porto, dove erano già state aperte le ostruzioni, un sommergibile nemico in agguato le lanciò contro due siluri. Dalla plancia dell' Ardito avvistammo le bolle d'aria del lancio e le scie dei siluri, sulle quali facemmo immediatamente fuoco con le mitragliere per segnalare il lancio alla nave mercantile: questa, con una brusca accostata, riuscì ad evitare i siluri ,entrando indenne in porto.

L' Ardito diresse a tutta forza sul punto del lancio e scaricò tutte le bombe di profondità delle tramogge ma non potè avere la sicurezza dell'affondamento del sommergibile  "Nel corso di missioni di scorta svolte nel 1942 (l'Ardito) il 16 ed il 24 dicembre efettuò decise azioni di caccia contro sommergibili avversari che sortirono il probabile danneggiamento di uno di essi e l' affondamento del P48 britannico (in concorso con altra torpediniera) a 10 miglia a NW di Zembra. Nel corso del 1943, fino all'armistizio, la torpediniera Adito effettuò ventotto scorte a navi mercantili; durante tali missioni prestò soccorso ai naufraghi dell'Ardente di alcune unità mercantili sffondate da attacchi di bombardieri ed aero siluranti: la torpediniera subì lievi danni e perdite di personale per mitragliamento di aerei mentre la ,sua reazione contraerea abbatte due aerei attaccanti; senza risultato controllato rimasero invece le sue azioni antisommergibili del 9 e 22 giugno).

Promosso Guardiamarina il 14 luglio, il 30 dello stesso mese imbarcai a Genova sul caccia Grecale, che aveva per Comandante il C.F. Ponza di San Martino e per Ufficiale in 2° il T. V. Pratis. La nave aveva appena ultimato i lavori per la ricostruzione della prua ( che era andata perduta nella collisione con l' Ardente presso Punta Barone (Sicilia) ed aveva già fatto le prove di macchina. La nave era ormeggiata ad una banchina nei pressi di un capannone ed aveva imbarcato tutte le munizioni in vista del trasferimento alla Spezia.

Il primo sabato di agosto sulla nave era presente solo una parte dell' equipaggio perchè il Comandante aveva mandato in permesso di fine settimana il personale che aveva la famiglia nella zona. Io, essendo di guardia, ero l'unico ufficiale presente a bordo. Nella notte, ad ora inoltrata, Genova fu sottoposta ad un massiccio bombardamento aereo, mirato a colpire soprattutto il porto ed i cantieri navali, che furono illuminati a giorno da un nutrito lancio di bengala. Formai una pattuglia di 7/8 marinai al comando di un Sottufficiale di bordo, anziano d'imbarco e pratico della nave, e mandai il resto dell ' equipaggio nel vicino rifugio antiaereo. Poi, avendo notato in cielo, alla luce dei bengala, qualcosa di bianco, nel dubbio che vi fosse stato anche un lancio di paracadutisti incursori, feci appostare la pattuglia di guardia, armata di moschetti, all'imbocco del capannone con una mitragliatrice su treppiede.

Durante l' allarme mi accorsi che alcuni spezzoni incendiari al fosforo erano caduti in coperta e sul castello di poppa ed anche sulle riservette di munizioni delle mitragliere; le fiamme avevano cominciato a lambire le lamiere, in particolare quelle delle riservette. Se queste fossero esplose sarebbe stata messa a repentaglio la sopravvivenza della nave. Allora presi una coperta dai giacigli dentro il capannone, ordinai ai marinai di prenderne altre e di seguirmi sul Grecale per buttarle sugli spezzoni incendiari e spegnerli; e a qualcuno che si mostrava riluttante e gridava "Qui saltiamo tutti! ", feci forza dicendo "C'è da salvare il Grecale!" e riuscimmo nell'intento.

Passò la domenica ed il lunedì rientrò tutto l'equipaggio. lo non avevo fatto alcun rapporto perchè - per inesperienza - mi sembrava che il comportamento mio e della pattuglia di guardia fosse stato normale in tempo di guerra. Ma il Sottufficiale che era con me accennò qualcosa al Comandante che radunò tutti gli Ufficiali in quadrato e, dopo aver raccontato l'episodio, mi indicò dicendo: "Questo ragazzino, che è imbarcato da tre giorni ed ha ancora il latte sulle labbra, ha fatto un gesto da vecchio combattente e ha salvato la nave, pur sapendo che rischiava di grosso. Meriterebbe una menzione d'onore ".

Gli risposi che avevo semplicemente fatto il mio dovere e avevo dato un esempio; aggiunsi che erano i componenti della pattuglia a meritare un encomio ed una ricompensa sotto forma di qualche giorno di permesso. Proposta che il Comandante accolse all' istante.

Il Grecale si trasferì alla Spezia il 13 agosto unendosi al grosso delle FF.NN .BB. L' 8 settembre 1943, l'annuncio che la flotta americana al comando dell'ammiraglio Hewitt stava dirigendo su Salerno con un convoglio per compiervi uno sbarco e che in Sicilia era stato firmato l'armistizio che prevedeva la consegna agli Alleati della flotta italiana, trovò la nave con le caldaie già accese e pronta a muovere con tutte le altre unità.

Quando la radio diffuse il comunicato dell'armistizio il Comandante si trovava con tutti gli ufficiali nel quadrato: arrivò trafelato un sottufficiale annunziando che a prua, sotto castello, la notizia dell'armistizio e della probabile consegna della flotta aveva originato una grande confusione e molti contrasti di opinione soprattutto da parte di anziani combattenti; perciò si minacciava di occupare la Santabarbara e di far saltare il Grecale per non consegnarlo agli inglesi. Il Comandante si rivolse a me dicendo: "Vai sotto castello a metter calma! " lo eseguii I' ordine; feci fare silenzio, chiamai il sottufficiale ed i marinai della pattuglia dei fatti di Genova, li elogiai per il coraggio dimostrato, concludendo che, dopo aver difeso il Grecale in tante occasioni, non era il caso di compiere gesti inconsulti. Gli animi si calmarono, tutti presero a riflettere, nessuno sollevò obiezioni.

Mi feci dare le chiavi della Santabarbara e le portai al Comandante.

Alle 02.00 del 9 settembre il Grecale partì dalla Spezia con tutte le navi delle FF.NN,BB. per quella tragica navigazione che è ben nota a tutti per l'affondamento della Roma ad opera di bombardieri tedeschi. Anche il Grecale fu attaccato: io ero di vedetta sull'ala di plancia di dritta e seguivo il volo degli aerei.

Vidi un aereo che attaccava il Grecale di poppa: notai una nuvoletta bianca che indicava lo sgancio di una bomba ed un punto nero che scendeva veloce. Gridai al Comandante: " L' aereo ha sganciato su di noi. Vedo un puntino nero " Seguì un colloquio concitato: "E' fermo in aria ?" " Si. Lo vedo fermo " " E' in rotta di collisione con noi e ci colpirà! Che fare ? " "Avanti tutta e barra a dritta con rotta verso il largo!" "Ma ci sono i campi minati!" "A sinistra ci sono gli scogli!".

Mentre il Grecale accosta di 90° sulla dritta aumentando al massimo la veloci­tà, io continuo a seguire il puntino nero: "Comandante,.scade di prua! ". Pochi istanti dopo la bomba esplode in mare a circa 100 metri dal punto di accostata e sulla rotta che il Grecale seguiva prima della manovra. Una enorme colonna d'acqua si leva investendo la nave e facendola ballare. C'era andata bene! io non mi scomposi. Un segnalatore che era accanto a me sull'ala di plancia, sapendo che ero "uno sbarbatello" al primo imbarco di guerra, mi chiese " Paura signor Biscaccianti ? ". Ed io tranquillo "No! fa parte del gioco! "..

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